Sento
ogni giorno crescere questo nulla dentro di me, questo marcio, questo
sfracello. Sento ogni giorno nettezza che cresce nel mio organismo, nettezza
che mi appesantisce, che mi rende rifiuto e di cui mi rifiuto, ma non è mai abbastanza.
Ho una crepa, una spaccatura il cui centro ancora non ricordo e forse non
ritroverò mai. L’unica cosa che riusciva a riempirla erano i tuoi occhi, pieni
di vita e d’amore, lo stesso amore con il quale ti guardavo io, mentre facevamo
a gara a chi arrivasse prima alle labbra dell’altro. Ora quegli stessi occhi,
quelle due paia, sono piene di lacrime, sono cascata, sono sorgente di un
oceano il quale è ricolmo di tristezza.
Non
esisto più, perché la morte è venuta a bussarmi alla porta tirandomi per i
capelli, annullando quel briciolo d’amore che mi è stato concesso provare e
sentire e praticare. Ogni uomo nasce, cresce, ama, muore. La mia terza tappa è
conclusa abbandonandoti in maniera sciocca, mentre mi uccidevo a mia insaputa.
La mia unica forma di vita sei stata tu, creatura da amare, che con le sue
braccia riusciva a tenere a bada i miei demoni e con le sue parole a
sconvolgere i miei respiri fintamente semplici e lineari. Ora tutto ciò che mi
lascia senz'aria è il tuo silenzio, sebbene io sappia che in fondo ci sentiamo
ancora un po’ o almeno io ti sento e ciò mi tiene ancora, fragilmente,
attraccato alla vita.
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