Guardo
al suo cospetto la Luna schiarirsi, come un granello di sabbia guarda il mare
che prima o poi lo travolge. Mi manca il fiato e faccio fatica a camminare
correttamente; è tutta una poltiglia a sorreggere un colosso. Le mie orecchie cercano
la tua voce, le mie mani i tuoi fianchi, la mia mente la tua.
Sto
vivendo l’ennesimo funerale della mia vita, quello dalle dimensioni più grandi,
senza manifestazioni esteriori alcune; è solo dolore che circola sempre più
rigenerato lungo il corpo, lungo i circuiti serrati della mente. Le buche della
mia esistenza si fanno sempre più grosse e non mi resta che immergermici dentro
con rassegnazione. Piango sentendoti lontana, mentre un orco mi urla contro
prepotentemente, senza farmi ragionare.
Cane,
infame, dissociato, ossessivo, schizofrenico, chi più ne ha più ne metta. Sono
tutte etichette che mi sono attaccato addosso durante gli anni, fin da
moccioso. Stare in due per me significa badare a tre, due Me e una Te.
Morirò
lentamente, nel mio dubbio ossessivo alla ricerca compulsiva di una compulsione
che non mi salverà; lo farò amandoti, ma mai nel modo giusto e non ne ho paura,
perché con te ho conosciuto l’amore, quello vero, anche se non sempre corretto.
Nessun commento:
Posta un commento