Romanzo epistolare

Gli amanti che si sfiorano - 1

Guardo al suo cospetto la Luna schiarirsi, come un granello di sabbia guarda il mare che prima o poi lo travolge. Mi manca il fiato e facci...

domenica 4 giugno 2017

Gli amanti che si sfiorano - 8

Lo psicologo De Angelis ieri mi ha raccontato degli aneddoti e avevo paura fossi io il protagonista di quegli episodi cruenti e violenti, sebbene ripetesse ogni volta, prima di iniziare a spiegare, che mi stava per fare un esempio. Non so neanche perché mi trovo coinvolto in questa terapia; credo di aver lasciato qualche cosa lungo la strada, ma non so cosa.

Quei tre uomini, comunque, ti starai chiedendo chi fossero: fanno parte del corpo poliziesco e volevano interrogarmi. Mi hanno chiesto cosa ci fosse alla base di tutto ciò, cosa fosse successo qualche ora prima, cosa fossi io, un mostro o cosa? Gli ho risposto dicendo di non ricordare nulla e di non sapere di cosa parlassero. Dopo qualche ora mi hanno portato in una sala d’attesa di uno studio. Io mi sono seduto su uno dei due divanetti che si guardavano negli occhi, vicini. Sembravamo proprio io e te. Loro invece sono rimasti in piedi a circondarmi, ognuno con un occhio a me e uno alla porta in legno chiaro alla mia sinistra con inciso il disegno del disagio.

-        Salve, io sono il dottor De Angelis, psicologo laureato. Gli agenti fuori mi hanno spiegato un po’ di cose. Come si sente ora?
Cosa dovevo dirgli? Che sembrava mi fossi appena svegliato da un sonno profondissimo? Che sembrava fossi morto e poi risorto da appena qualche ora?
-      Bene, le do un compito semplicissimo: mi scriva un racconto di poche parole in cui lei è un omicida.

7.45. La sveglia che suona, la solitudine che mi accompagna, le lenzuola stracciate da un sonno inesistente, la vita che prosegue sempre troppo veloce per i miei ritmi e pronta, ancora, a ripartire. Il caffè sembra sputato dal cielo, i biscotti la calce di palazzi fiacchi, la camicia ortica, il cappello del magazzino una corona di spine. Sono un animale sottosviluppato, ma ho una grande dote, riuscirò a vincere tutti, ne sono convinto. Uscirò da questa merda. Sono nato per vincere le avversità.

La macchina oggi sembra non dare problemi. Si parte e subito piede a tavoletta in autostrada. Il capo mi aveva avvisato di non arrivare in ritardo. L’asfalto diventa il mio cibo; ad ogni km divento sempre più grande, sempre più un grande. Potrei guidare in F1. La mia vita di merda cambierà.
-  Dio cane, cosa cazzo stai combinando? Quel pacco non andava aperto! - mi rimprovera il capo. Chi cazzo crede di essere?
-  Sei un incapace!

Il trincetto tra la mano tremante ha prurito. Ha fame, non di asfalto. Di sangue. Te la faccio pagare, stronzo.


Sempre tuo



Lettera 7