Giorno
51. Kg 45. Taglia: 36. Sei bellissima
dice Carlo. Sei superbella dico io.
Non avresti detto questo tu. Ci sei inevitabilmente a pranzo e a cena; ci penso
e non mangio. Nemmeno un acino d’uva. Fa
ingrassare dico. E Carlo mi vuole magra.
Nel
cielo di ieri sera ho cercato nuove costellazioni, ma tutte narravano miti tragici.
Gli astri sembravano naufragare in quel mare, ma sono stati salvati dal chiasso di una
combriccola di ragazzini ebbri, alla ricerca confusionaria di se stessi. Di
questa bellezza, del mare ai piedi del mio terrazzo e il cielo ad aprirmi il
soffitto, non mi rimane che una breve malinconia. Te la metto per iscritto di
tanto in tanto. Solo così sono sincera con me stessa.
Le
foto sul comò mi guardano, segnano un orizzonte, un limite, una linea di
materia non oltrepassabile. Ci siamo noi due seduti a un tavolo, tu con una
polo azzurra, il baffo scurissimo come i pochi capelli rimasti, la sigaretta
tra le labbra, la mano sulla mia spalla. Quasi monumentale nella tua gagliardezza.
Fiero, sereno, amabile. Dicesti Ti amo
per la prima volta e socchiudesti le palpebre. Poi accarezzasti le mie labbra
con le tue e respiravamo con gli affanni dell’altro. Eri bellissimo. Era
bellissimo. Le foto segnano una transenna, ci fermano, anestetizzano la forza
del futuro e del presente.
Carlo
oggi mi ha chiesto di fare sesso. Forse lo stiamo facendo troppo spesso. Mi fa
male, ma è l’ordine naturale delle cose. Prima o poi tutti finiscono nel vortice
della normalità. Ed è più facile persino sentirsi insulsa, perché diventa uno
stato perenne, un inerme, lento, immobile, inerte morire. Solo tu mi salvavi.
Sempre tua